Daniela Marendino*
Confrontandomi con colleghi che curano archivi e biblioteche d’impresa, ho notato che una delle serie di pubblicazioni più scartate negli ultimi tempi è stata quella delle Gazzette Ufficiali. In Italgas, per una serie di coincidenze e per l’utilizzo che ancora facevamo dei volumi originali in ambito didattico con studenti delle superiori, questo non è avvenuto e, oggi, possiamo aggiungere, per fortuna.
Il ritrovamento della serie pressoché completa della Gazzette Ufficiali della Repubblica Sociale, 1943-1945, è stato del tutto accidentale: per contestualizzare dei documenti inerenti all’applicazione delle leggi razziali del 1938 abbiamo estratto il volume del 1943, confrontandolo con una versione digitale on line e ci siamo accorti che testo e impaginazione erano del tutto dissimili. La nostra era quella della Repubblica Sociale dell’ottobre del 1943, seguita da tutti gli altri numeri, con cadenze non regolari e impaginazioni che a volte saltavano, ma tutti presenti.
Un nome, una data, una segnatura raramente possono cambiare il senso della storia. La grande differenza, nelle indagini e ricostruzioni storiche, la fanno solitamente più informazioni messe a confronto: è la tecnica dell’investigazione, abbinata alla conoscenza del contesto e al rigore del metodo storico.
Piccoli o grandi quantitativi di dati significativi, però, possono anche essere rintracciati in archivi insospettabili. Chi si occupa dell’impatto delle leggi razziali del 1938 sarà forse più predisposto a consultare la documentazione ministeriale, quella delle prefetture o del fondo dell’Ente Gestione e Liquidazione Immobiliare e difficilmente penserà all’ufficio titoli o all’emeroteca dell’Italgas, eppure, un piccolo aiuto alla ricerca è emerso proprio da lì.
In quest’ottica collochiamo il contributo dell’Archivio storico e dell’Emeroteca Italgas alle ricerche sulle leggi razziali. Grazie allo staff di archivisti, catalogatori e digitalizzatori sono stati individuati gli elenchi degli azionisti sottoposti all’applicazione dell’esproprio azionario previsto dalle leggi razziali. Liste di oltre 600 persone, corredate di brevi note anagrafiche e di residenza, rimaneggiate più e più volte dagli impiegati dell’epoca per comprendere chi realmente appartenesse a quale “razza” e se dovesse essere colpito da esproprio su imposizione dello Stato. Non è ancora chiaro se la reticenza che emerge dai carteggi fosse voluta, nel tentativo di scongiurare il peggio, o se l’applicazione delle disposizioni fosse talmente farraginosa da mettere in difficoltà gli impiegati amministrativi. Fatto sta che, ad oggi, sembra che gli espropri azionari furono applicati a 15 azionisti su 600, i quali furono rimborsati nell’estate del 1945, alla fine della guerra.
Dei 600 nominativi abbiamo ricostruito i profili biografici di 140 persone e delle loro famiglie: alcuni erano nostri dirigenti (Michelangelo Bohm), altri nomi li abbiamo riconosciuti subito (Roberto e Mario Levi, cugino e zio di Primo), decine di altri li abbiamo conosciuti ricostruendo le loro vite, che in decine di casi si sono concluse in un campo di sterminio.
I documenti sono stati schedati e digitalizzati presso Heritage Lab, i laboratori interni di Italgas che si occupano dei beni culturali aziendali (archivio storico, biblioteca, emeroteca e collezioni museali) e che studiano soluzioni per la gestione documentale dell’azienda, la digitalizzazione dei documenti, la conservazione e valorizzazione dei documenti cartacei e digitali.
I dati, estratti dalla schedatura e dall’applicazione di OCR ai documenti digitali, sono stati immediatamente confrontati con le banche dati della Fondazione centro di Documentazione Ebraica Contemporanea e con i fondi dell’EGELI (Archivio Storico Intesa San Paolo e Fondazione 1563). Qualche nucleo familiare è stato integrato, qualche indirizzo è stato aggiunto, un passaggio in una città è stato segnalato: piccoli frammenti di vite.
Ad integrare ulteriormente questo campo di ricerca si è affiancata la citata emeroteca, dalla quale è emersa la raccolta, pressoché completa, delle gazzette Ufficiali della Repubblica Sociale con i decreti di esproprio dei beni mobili e immobili. L’intera raccolta è stata schedata e riprodotta in una banca dati consultabile on line. Un fine di lavoro di estrazione dati, svolto dal personale di Heritage Lab, ha permesso di aggiungere ulteriori metadati. Per ciascun caso sono stati rilevati gli estremi dei decreti di esproprio, i dati di chi ne era colpito e dei suoi familiari, chi lo aveva ordinato, gli enti sequestratari, le tipologie di beni mobili e immobili sequestrati, le banche coinvolte con le specifiche delle filiere.
Le ricerche su tematiche inerenti alle leggi razziali e al triennio di occupazione nazista stanno percorrendo, poco alla volta, l’intera struttura dell’archivio storico Italgas: dai verbali degli organi collegiali, agli approvvigionamenti nelle officine del gas manifatturato (occupate da SS o da Wehrmacht), i fascicoli personali (in cerca di indicazioni di deportati militari e civili), i danni di guerra (con le foto e i punti di impatto delle bombe segnalati sulle mappe delle officine e le indicazioni della rete di distribuzione da ricostruire). La speranza è quella di continuare a fornire informazioni ai ricercatori interessati e far conoscere sempre più l’importanza della documentazione degli archivi d’impresa italiani per ciò che sono: un immenso, ricchissimo bacino di storia del nostro Paese.
Se estendessimo a tutti i bacini documentali la possibilità di essere descritti da esperti, digitalizzati, resi ricercabili, la mole di dati che potremmo mettere a disposizione di storici, ricercatori e alla cittadinanza tutta sarebbe immensa. I collegamenti tra gli enti che studiano e custodiscono le tracce lasciate da chi ci ha preceduto diverrebbero più semplici e indubbiamente fruttuosi.
*Italgas Historical Archive responsible