Matteo Allasia*
Heritage Lab è il museo-laboratorio di digitalizzazione di Italgas, sviluppato interamente in house con macchinari, tecnologie e competenze specializzate provenienti dal campo dei beni culturali e applicate all’acquisizione digitale massiva del Corporate e Industrial Heritage. La digitalizzazione del patrimonio di tre chilometri lineari di documenti coinvolge un team di specialisti, composto da quattro archivisti per l’identificazione dei documenti da digitalizzare, due paleografi per i testi antichi, tre bibliotecari per la catalogazione e quindici operatori per la digitalizzazione e metadatazione.
Il progetto, che oggi vede il quasi completamento del suo primo triennio con circa un milione e mezzo di acquisizioni, nasce e matura in un periodo di forte trasformazione per Italgas. Dal 2016, con la quotazione in borsa e la separazione da Snam, Italgas ha intrapreso un nuovo corso, incentrato sulla trasformazione digitale della rete di distribuzione. In questo contesto, l’attenzione verso il Corporate Heritage ha assunto un nuovo ruolo: da patrimonio museale tradizionale a patrimonio condiviso e interconnesso, aperto a nuove fruizioni, interpretazioni e creazioni di senso.
In questi anni trasformativi, Heritage Lab si è inserito come progetto in prima linea nella generale transizione verso il digitale. Tale direzione di sviluppo è stata delineata anche nel Piano Strategico 2022-2028 che ha sottolineato l’intensificazione del processo di digitalizzazione e l’innovazione tecnologica in tutte le attività del Gruppo. Heritage Lab, concepito come un centro di digitalizzazione e innovazione applicata ai Beni Culturali, ha in questo senso anticipato molte delle linee guida principali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Relativamente alla gestione del patrimonio aziendale, Heritage Lab raccoglie ed interpreta l’eredità di due istituzioni: il precedente Museo aziendale del gas e l’Archivio Storico Italgas. I due poli hanno testimoniato, nel tempo, la presenza di una radicata e salda coscienza storica nell’azienda. Espressione vivida di tale consapevolezza sono le figure appassionate dell’Ing. Mario Sales, nato letteralmente in una delle officine originarie del gas manifatturato e primo teorizzatore del Museo Italgas quale “Sogno di una mezza estate” – questo il titolo dato alla raccolta di carte e appunti “estivi” con i quali Sales iniziava ad immaginare un museo del gas – o ancora dal dirigente Renato Cerutti, autore di pubblicazioni come “L’officina del gas di Porta Nuova a Torino. La prima in Italia.” e grande cultore e studioso della storia dell’illuminazione italiana ed europea.
L’Archivio Storico, che è oggetto del processo di digitalizzazione, ha sede in via Parma a Torino e raccoglie documenti dal 1837 al 1990 riguardanti le prime società torinesi di produzione e distribuzione del gas illuminante, le controllate e le partecipate di Italgas. Consistente in circa un chilometro lineare con una previsione di estensione fino a tre chilometri, l’Archivio è nato nel 1984 ed ha ricevuto nel 1986 la notifica di “notevole interesse storico” dalla Sovrintendenza per i Beni Archivistici del Piemonte e della Valle d’Aosta. Il Museo Italgas, che ha invece allestito la sua prima esposizione nel 1994, con sede in via Po, si è poi trasferito in Corso Palermo 3, sempre a Torino, presso la sede direzionale della società. Il percorso espositivo, che già illustrava l’evoluzione dalla produzione di gas, dal manifatturato al metano, esplorando le applicazioni nel contesto dell’illuminazione, del riscaldamento e della cottura, si è qui arricchito di elementi multimediali e interattivi, pensati principalmente per il pubblico studentesco.
In seguito al rinnovamento delle due palazzine di Largo Regio Parco 9 e 11, nel quartiere Aurora, il museo tradizionale ha lasciato spazio ad un centro di digitalizzazione – Heritage Lab – in cui l’oggetto del percorso espositivo è la trasformazione digitale stessa, con una parte museale più tradizionale ed un percorso di visita attraverso le “officine di digitalizzazione” con operatori ed operatrici al lavoro.
Alla base del progetto Heritage Lab si trova il centro ARCHiVe, acronimo di “Analysis and Recording of Cultural Heritage in Venice”. Fondato nel 2018 da Fondazione Giorgio Cini insieme con Factum Foundation e l’École Polytechnique Fédérale de Lausanne, ARCHiVe rappresenta un’entità unica in Europa nel panorama della digitalizzazione dei beni culturali ed ha lo scopo di sviluppare e impiegare nuove tecnologie per la conservazione digitale e la valorizzazione del ricco patrimonio culturale della Fondazione.
L’infrastruttura di ARCHiVe a Venezia include diverse aree funzionali che hanno direttamente ispirato la definizione della struttura di Heritage Lab: un laboratorio dedicato ai grandi formati con il set Piano Aspirato, provvisto di una cassa aspirante per le pieghe di disegni e lucidi; un laboratorio per l’acquisizione di fotografie e carte sciolte con lo scanner rotante Replica; un’area dedicata alle acquisizioni zenitali di dettaglio sul set Stativo Riproduttore; un set per i libri, o rilegati in genere, digitalizzabili con scanner a V detto Vscanner. Di tali macchine, lo scanner Replica 360 Recto/Verso ha rappresentato forse il prototipo più affascinante e innovativo. Progettato da Factum Arte per l’acquisizione rapida della fototeca storica della Fondazione Cini, si compone di un tavolo rotante in grado di fotografare il recto e il verso di documenti a pagina singola.
Definito il modello, Heritage Lab si è proposto però di superare il centro veneziano in direzione di una più elevata e netta automatizzazione dei processi, transitando da approcci artigianali di conservazione e divulgazione dei materiali d’archivio a metodi quasi industriali in grado, al contempo, di rispettare la fragilità dei documenti. Questo passaggio ha inteso mirare ad una scala più ampia di trasformazione digitale con l’obiettivo di creare un grande archivio di dati storici accessibili.
Il processo di digitalizzazione, messo a punto con la consulenza di Fondazione Cini e con il supporto e l’esperienza del partner tecnico Regesta.exe, è stato esemplificato in nove fasi: censimento e catalogazione, preparazione dei documenti, digitalizzazione, elaborazione automatica, verifica e correzione, conversione a lungo termine e integrazione in xDams.
Il percorso del singolo documento comincia nell’Archivio Storico dove l’unità è descritta sulla piattaforma archivistica xDams. Sulla base di rilevanza storica e stato di conservazione, vengono selezionati i nuclei di maggior valore da acquisire digitalmente. Questi, trasferiti nei locali del laboratorio-museo, vengono quindi puliti da residui metallici e parti plastiche e avviati alle diverse linee di digitalizzazione: piccoli formati, quali carte sciolte e fotografie su Replica, rilegati su Vscanner, grandi formati e disegni e lucidi con pieghe da appiattire su Piano Aspirato.
Le macchine di Heritage Lab riprendono i set fotografici presenti in ARCHiVe – Vscanner, Replica, Piano Aspirato e Stativo – ma, rispetto ad essi, sono innovati nei materiali e nella struttura. Replica, in particolare, può dirsi 2.0, in quanto esemplare maggiormente ingegnerizzato rispetto al prototipo veneziano. Il laboratorio, in cui lavorano circa 20 persone, è oggi in grado di trattare un’ampia varietà di documenti e formati, non solo piccoli e grandi in supporto cartaceo, ma anche oggetti tridimensionali, quali ad esempio i beni tecnico-scientifici che compongono le collezioni del precedente museo del gas e che si stanno digitalizzando e descrivendo in collaborazione con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.
Se l’acquisizione fotografica ricalca gli schermi di un approccio più tradizionale, al pari di un vero e proprio laboratorio di fotografia, dove l’intervento umano dell’operatore è necessario, le fasi successive di upload, post produzione, derivazione dei formati compressi, misurazione e riconoscimento ottico dei caratteri sono totalmente automatizzate.
Centro di queste operazioni, è il server Time Machine Box, sistema sofisticato per la gestione delle digitalizzazioni di massa. Time Machine Box, a cui vengono inviati i negativi digitali acquisiti, si occupa dell’elaborazione dei file, applicando operazioni di ritaglio, correzione del colore, raddrizzamento, misura e OCR, e derivando quindi i formati digitali ottimizzati per la pubblicazione. La pubblicazione su sito dedicato, heritagelab.italgas.it, mira a ricongiungere le copie digitali con le schede di catalogazione create su xDams all’inizio del processo.
La gestione degli allegati digitali, che rappresenta un elemento fondamentale all’interno del progetto, è affidata ad una Digital Library concepita sul modello dell’International Image Interoperability Framework (IIIF), l’insieme di standard per la fruizione di oggetti digitali ad alta qualità su diverse piattaforme web con un’esplorazione arricchita delle collezioni. Sul fronte Linked Open Data, la sperimentazione nel contesto dei materiali acquisiti digitalmente in Heritage Lab sta trovando applicazione nell’analisi delle Gazzette della Repubblica Sociale Italiana, serie estremamente rara, custodita nella sua interezza dall’Emeroteca Storica di Italgas, che è stata digitalizzata e pubblicata sul sito.
Il paradigma Heritage Lab, con le sue componenti software, hardware e le sue persone, risorse specializzate e oggetto di re skilling, è divenuto, nel tempo, fertile di connessioni e collaborazioni nuove. L’apertura a servizi per terzi, in particolare, ha dato vita al progetto con Martini & Rossi che ha previsto la digitalizzazione di circa 15 mila foto dell’iconico fondo fotografico Terrazze Martini Milano e l’affidamento ad Heritage Lab, nell’ambito di MemoRegio, dell’acquisizione di circa 5000 manifesti e 2000 bozzetti dell’Archivio Storico del Teatro Regio di Torino.
Custodi del fuoco, non adoratori delle ceneri è il motto che, parafrasando Mahler, il centro ha voluto rendere proprio. Heritage Lab è, in questo senso, un luogo di conservazione ma è anche un concetto ambizioso che simboleggia un viaggio verso il futuro, sempre dinamico, sempre acceso, mai spento.
*Turin Heritage Lab Digital Humanist