Uno spazio virtuale per connettere la memoria diffusa

Francesco Cacciatore*

Questo numero speciale di Occupied Italy si distacca dal lavoro compiuto finora dalla rivista, che ha presentato ricerche innovative di accademici italiani e internazionali sul tema della Seconda Guerra Mondiale in Italia e le sue conseguenze per il Paese nei primi anni della Guerra Fredda. Il progetto Occupied Italy si è distinto per il suo rigore accademico, ma anche per un’attenzione poco comune al valore delle nuove tecnologie, in particolare il digitale, applicate alla ricerca storica. È proprio alla promozione di queste pratiche innovative che è dedicato questo numero speciale, che funge anche da presentazione per l’ultimo progetto dell’Associazione Culturale Mubat, un museo digitale diffuso dedicato all’Operazione Avalanche.

Dopo il trauma dell’isolamento forzato determinato dall’emergenza Covid, l’Italia e tutta l’Europa hanno scoperto l’urgenza di traghettarsi verso un mondo maggiormente interconnesso che utilizzi le tecnologie digitali al massimo delle loro possibilità. Scuole, università, istituzioni pubbliche, ma anche aziende private hanno fatto, tra il 2020 e il 2021, passi da gigante verso un’alfabetizzazione digitale di massa. Si è trattato però, nella maggior parte dei casi, di uno sforzo non previsto e quindi in buona parte improvvisato, basato più sulle capacità dei singoli che su un progetto collettivo governato e indirizzato dalla politica.

Anche la ricetta per uscire dal periodo di contrazione determinata dalla pandemia ha identificato nella transizione digitale uno dei suoi principali ingredienti. L’Europa ha scelto di rendere disponibili fondi significativi da devolvere per alcuni obiettivi specifici, tra cui appunto la transizione digitale e quella “verde”.

Per quanto riguarda l’Italia, questa ambiziosa iniziativa è inquadrata nel PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e molti dei suoi obiettivi puntano sulla trasformazione digitale dei processi basata sull’utilizzo delle tecnologie cloud, dell’identità digitale e del documento virtuale. In questo più vasto ambito una particolare attenzione è stata dedicata al patrimonio culturale, una delle ricchezze del sistema Italia dalle potenzialità ancora non completamente espresse. La particolare abbondanza delle risorse culturali del Paese non ha, in passato, stimolato un approccio sufficientemente innovativo alla loro valorizzazione. L’accesso ai luoghi della cultura era tendenzialmente sostenuto dall’importanza e dalla numerosità degli stessi sul territorio nazionale finché improvvisamente, con la pandemia, la loro irraggiungibilità fisica ha reso impellente la necessità di renderli fruibili in maniera diversa, in particolare mediante il web.

Si è pertanto determinato un mutamento di approccio che ha affiancato alla tradizionale meticolosità dedicata alla conservazione dei beni culturali anche un maggiore impegno nella comunicazione e in particolare nella condivisione di conoscenza. In particolare, questo secondo cambiamento è stato favorito da una temperie culturale mondiale determinata certamente dalla disponibilità di tecnologie e metodologie di condivisione e interoperabilità. Il mondo degli archivi e dei musei, ma in generale dell’heritage concepito a tutto campo, anche nel settore privato, ha cominciato a scoprire i benefici della cooperazione.

L’aspetto più interessante di questo momento di transizione digitale nel mondo dei beni culturali si può riscontrare nella consapevolezza che, oltre ad avere compreso che rendere agevole e digitale l’accesso al patrimonio culturale è il modo migliore per promuoverlo, i detentori di beni culturali hanno anche capito che il valore intrinseco di un archivio o di un museo viene esaltata dalla relazione con altri patrimoni remoti. Questo processo democratico di condivisione, definito come “Share and Reuse”, si aggancia efficacemente al “5-star deployment scheme for Open Data” ideato da Tim Berners-Lee, inventore del web e dei Linked Data.

L’ Associazione Culturale Mubat si è mossa da tempo in questo contesto, fin dalla sua nascita nel 2017, con la promozione dell’archivio collaborativo e il suo utilizzo nei progetti scolastici per favorire l’emersione digitale dei patrimoni familiari nascosti tramite la raccolta delle testimonianze orali. Favoriti dalla coesistenza di due anime diverse ma complementari, una umanistica e una tecnologica, l’Associazione ha messo in campo progetti quali mostre online e la rivista digitale open access Occupied Italy , arricchite dalla collaborazione con professionisti della cultura e realtà attivissime nel settore delle nuove tecnologie finalizzate alla ricerca, alla conservazione e alla valorizzazione dei Beni Culturali, tra cui spiccano il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, regesta.exe, e numerose istituzioni accademiche particolarmente attente alla diffusione della cultura digitale, tra cui preme segnalare l’Università di Versailles USVQ-SACLAY tramite il professor Giovanni Vitali.

Date queste premesse, è parso naturale predisporre un progetto di museo virtuale per costruire una memoria collettiva dello sbarco di Salerno, un evento storico la cui memoria è da sempre al centro delle attività di Mubat. Il progetto, risultato vincitore al bando Transizione Ecologica Organismi Culturali e Creativi (TOCC) del Ministero della Cultura, è motivato dalla consapevolezza che, in mancanza di un processo di conservazione mirato, un evento come lo sbarco di Salerno, sviluppatosi su un’area particolarmente vasta e con tracce sul territorio estremamente distribuite e remote, non è destinato a lasciare molte tracce nella memoria storica del territorio.

In questa ottica, la creazione di un museo virtuale e diffuso è la soluzione più innovativa ed efficace: raccoglie luoghi, reperti e storie e li virtualizza, ma al tempo stesso è in grado di restituirli al territorio, nei “luoghi del ricordo”, aumentando la capacità narrativa del luogo o dell’oggetto stesso che altrimenti, estraniato dal suo contesto, risulterebbe meno comprensibile ai non esperti. Sarà possibile sperimentare forme di comunicazione e valorizzazione del patrimonio culturale nuove, nate dalla sinergia con i numerosi partner coinvolti, incluso le istituzioni locali. Il progetto, infatti, è finalizzato non solo alla valorizzazione della memoria storica ma anche alla sua promozione, in modo da contribuire positivamente al valore attrattivo in chiave turistica della Provincia di Salerno e della Regione Campania, fornendo una chiave di lettura legata ai grandi avvenimenti storici occorsi tra il 1943 e il 1946 in conseguenza proprio dell’operazione Avalanche: lo sbarco, l’inizio dell’occupazione tedesca e della guerra di Liberazione, i rastrellamenti e le deportazioni, il primo governo unitario e la dichiarazione di autodeterminazione del Popolo Italiano, la Liberazione, la fine della guerra per concludersi con il referendum, del 1946 e la promulgazione della Costituzione Italiana.

Il progetto sarà inoltre il volano per nuove iniziative di ricerca e divulgazione future promulgate dall’ Associazione Mubat. La sua importanza ci ha spinto a modificare leggermente il piano editoriale di Occupied Italy, posticipando la pubblicazione del terzo numero, prevista originariamente per settembre 2023, e realizzando un numero aggiuntivo dedicato a presentare il progetto del museo digitale diffuso e a sottolineare l’importanza dell’applicazione delle tecnologie digitali per l’avanzamento della ricerca storica e della valorizzazione dei beni culturali.

Questo numero speciale contiene pertanto contributi sullo stato delle nuove tecnologie, sulle metodologie di lavoro da esse rese possibili, oltre a un contributo storico di stampo più tradizionale raccolto grazie all’attività di networking avviata in questi anni. L’articolo di Michael Somerville è stato scelto come rappresentativo della direttiva di lavoro intrapresa da Mubat negli ultimi anni, in quanto frutto di ricerca storica ma anche di esperienza personale, basato su testimonianze orali familiari e su solida ricerca d’archivio, sottolineando dunque come la memoria storica possa essere trasmessa dagli individui alla comunità tramite l’utilizzo congiunto delle risorse scientifiche, dalla ricerca storica tradizionale alle nuove tecnologie.

*Occupied Italy chief editor